La vida es una esfera

Tengo 61 años, desde hace casi 35 años me ocupo de las Personas.

Antes se me llamaba "Jefe de Personal", luego "Director de Recursos Humanos", desde que se define a las personas como "Recursos Humanos", muchas veces sin tratarlos como "Recursos" y a veces ni siquiera tan "Humanos"

He trabajado para empresas multinacionales italianas, estadounidenses y ahora japonesas.

A decir verdad, desde el primer día, gracias a una tesis de licenciatura en Derecho titulada "Protección de la salud en el trabajo", la seguridad y la salud, pero también el medio ambiente y la sostenibilidad - en el sentido holístico del término - me han acompañado como una sombra, permitiéndome hacer la función más completa.

Aunque siempre he vivido en Italia, en el mismo pequeño país donde nací, y por tanto soy técnicamente un “nativo”, un indígena, he viajado y viajo constantemente: tomo unos setenta aviones al año, cuando estoy en la oficina me paso el tiempo conectado con el mundo, saltando de Japón a Tennessee, de Bosnia a Tailandia, de China a la India en el espacio de un solo día.

En definitiva, un vagabundo digital y físico, si se me permite el término.

Y, desde luego, una persona (un “Manager”, aunque odio esa palabra) no ordinaria, absolutamente inconformista y creativa, e indefensiblemente indisciplinada.

Teniendo esto en cuenta, se preguntarán, ¿y qué tiene que decir éste tío?

Nada técnico, deliberadamente. Creo que el mundo está lleno de cursos universitarios, de especializaciones, de másteres que surcan todos los rincones del mar de la llamada "gestión de personas" o de la seguridad y la salud, con frecuentes incursiones en los territorios del bienestar y la protección de la salud mental -muy de moda, hoy en día-; así que no me necesitan, para eso.

Tampoco quiero ser uno de esos "gurús" ("Sensei" en japonés) que hablan de empresas, fábricas, trabajadores sin haberlos visto nunca; o de seguridad en el trabajo sin haber llevado un par de zapatos de seguridad durante los últimos 25 años...

Lo que sí puedo hacer es compartir con ustedes mi experiencia personal y mis historias, como si estuviéramos idealmente sentados en un cómodo sofá en una noche de invierno, frente a la chimenea crepitante y con una buena copa de vino tinto en la mano, contándonos nuestras vidas y reflexionando sobre las cosas que hemos visto y experimentado, las personas que hemos conocido, los errores y las cosas buenas que hemos hecho, sobre lo que me gusta llamar la "Etología de la Organización".

Al fin y al cabo, la empresa es a veces una selva, otras veces un territorio inexplorado o incluso una tierra desconocida en la que queremos establecernos, y nuestro comportamiento y el de los demás, a veces racional, otras veces equiparable al de especies diferentes, mejores o peores que la humana.

Si no le gusta la palabra Etología, utilice "Antropología Organizacional"; en cualquier caso, nos entendemos.

Nuestras charlas no tendrán, por tanto, ninguna pretensión de enseñar nada a nadie, sino sólo la esperanza de que algunos nos reconozcamos en las situaciones relatadas, o que un día, encontrándonos en situaciones similares, podamos tener algunos elementos más para observar, ver, comprender y valorar sin prejuicios, y si no aumentar la probabilidad de éxito, al menos disminuir la de cometer errores garrafales.

Hace unos días, cuando le contaba a un amigo esta maravillosa oportunidad y mis inquietudes al respecto, me dijo que debería llamar a este blog "La vida es una esfera", ya que desde hace ocho años trabajo en una empresa cuya actividad principal es la fabricación de esferas, y que esta figura geométrica representa la perfección, la armonía, el todo y el centro de todo, "el organismo en la unidad absoluta", como decía Parménides.

La esfera tiene una simetría intrínseca, dictada por el hecho de que, al situarse en su centro, todas las direcciones del espacio son equivalentes.

En definitiva, un poco como nuestra vida (laboral, en este caso): estamos en el centro, pero dentro de un espacio - la Organización como microcosmos multidimensional -, a menudo vuelven las cosas que hacemos o las historias que vivimos, a veces giramos alrededor de las cosas (y corremos como pollos sin cabeza, por citar a Victor Kuppers) o sufrimos la rotación de las cosas, otras veces nosotros mismos cambiamos su rotación o dirección.

Pero ¿conocemos realmente su composición, su materia, su núcleo, su magnetismo?

¿Sabemos realmente cómo interactúa con su entorno?

Sin duda, una metáfora interesante y que puede proporcionar a nuestros encuentros un buen punto de partida.

Así que sentémonos, veamos el fuego crepitar y sirvámonos una copa; nos ayudará a contar nuestras historias.

Y empecemos por la selva, o el Arca de Noé, ¿quieres?

La Vita è una Sfera

Prologo

Inizio questo blog con molta preoccupazione (e ringrazio Prevenciòn Integral per l’invito)

Ho 61 anni, mi occupo di Persone da quasi 35 anni.

Prima sono stato chiamato "Capo del Personale", poi "Direttore delle Risorse Umane", poiché le persone sono definite "Risorse Umane", molte volte senza trattarle come "Risorse" e talvolta nemmeno come "Umane".

Ho lavorato per multinazionali italiane, americane e ora giapponesi.

A dire il vero, sin dal primo giorno, grazie ad una tesi di laurea in giurisprudenza dal titolo "Tutela della salute sul lavoro", sicurezza e salute, ma anche ambiente e sostenibilità - nel senso olistico del termine - mi hanno accompagnato come un'ombra, permettendomi di svolgere la funzione più completa.

Nonostante io abbia sempre vissuto in Italia, nello stesso piccolo paese dove sono nato, e quindi tecnicamente sia un “autoctono”, un autoctono, ho viaggiato e viaggio costantemente: prendo una settantina di aerei all'anno, quando sono in ufficio passo il mio tempo connesso al mondo, saltando dal Giappone al Tennessee, dalla Bosnia alla Thailandia, dalla Cina all'India nell'arco di un solo giorno.

In breve, un vagabondo digitale e fisico, se posso usare il termine.

E, ovviamente, una persona (un "Dirigente", anche se odio quella parola) non ordinaria, assolutamente anticonformista e creativa, e indifendibile indisciplinata.

Tenendo presente questo, potresti chiederti, cosa ha da dire questo ragazzo?

Niente di tecnico, volutamente. Credo che il mondo sia pieno di corsi universitari, specializzazioni, master che attraversano tutti gli angoli del mare della cosiddetta "gestione delle persone" o della salute e sicurezza, con frequenti incursioni nei campi del benessere e della tutela della salute mentale -molto di moda oggi-; quindi non hanno bisogno di me, per quello.

Né voglio essere uno di quei "guru" ("Sensei" in giapponese) che parlano di aziende, fabbriche, lavoratori senza averli mai visti; o sicurezza sul lavoro senza aver indossato un paio di scarpe antinfortunistiche negli ultimi 25 anni...

Quello che posso fare è condividere con voi la mia esperienza personale e le mie storie, come se fossimo idealmente seduti su un comodo divano in una notte d'inverno, davanti al caminetto scoppiettante e con un buon bicchiere di vino rosso in mano, a raccontarci le nostre vite e riflettendo sulle cose che abbiamo visto e sperimentato, le persone che abbiamo incontrato, gli errori e le cose buone che abbiamo fatto, su quella che mi piace chiamare l'"Etologia dell'Organizzazione".

In fondo l'azienda a volte è una giungla, altre volte un territorio inesplorato o anche una terra sconosciuta in cui vogliamo insediarci, e il nostro comportamento e quello degli altri, a volte razionale, altre volte paragonabile a quello di specie diverse, meglio o peggio dell'umano.

Se non ti piace la parola Etologia, usa "Antropologia Organizzativa"; In ogni caso, ci capiamo.

I nostri discorsi non avranno quindi la pretesa di insegnare qualcosa a nessuno, ma solo la speranza che alcuni di noi si riconoscano nelle situazioni riportate, o che un giorno, trovandoci in situazioni simili, potremmo avere qualche elemento in più da osservare, vedere, comprendere e valutare senza pregiudizi e, se non aumentare la probabilità di successo, almeno diminuire la probabilità di commettere errori.

Qualche giorno fa, quando stavo raccontando ad un amico di questa meravigliosa opportunità e delle mie preoccupazioni al riguardo, mi ha detto che avrei dovuto chiamare questo blog "La vita è una sfera", dato che lavoro da otto anni in un'azienda la cui principale l'attività è fabbricazione di sfere e che questa figura geometrica rappresenta la perfezione, l'armonia, tutto e il centro di tutto, "l'organismo in unità assoluta", come diceva Parmenide.

La sfera ha una simmetria intrinseca, dettata dal fatto che, quando posta al centro, tutte le direzioni nello spazio sono equivalenti.

Insomma, un po' come la nostra vita (il lavoro, in questo caso): siamo al centro, ma dentro uno spazio - l'Organizzazione come microcosmo multidimensionale -, le cose che facciamo o le storie che viviamo spesso tornano, a volte ci giriamo le cose (e corriamo come polli senza testa, per citare Victor Kuppers) o soffriamo per le cose che ruotano, altre volte cambiamo noi stessi la loro rotazione o direzione.

Ma ne conosciamo davvero la composizione, la materia, il nucleo, il magnetismo?

Sappiamo davvero come interagisce con il suo ambiente?

Senza dubbio una metafora interessante che può fornire ai nostri incontri un buon punto di partenza.

Quindi sediamoci, guardiamo il fuoco scoppiettare e versiamoci da bere; Ci aiuterà a raccontare le nostre storie.

E cominciamo con la giungla, o l'Arca di Noè, vero?